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Verso il nostro selvatico


Partiamo da una mela, e da un fraintendimento che ancora ci accompagna, confondendola con il frutto dell'albero del bene e del male.
Ma un altro fraintendimento si nasconde nel racconto di Genesi, e allunga la sua ombra sui secoli del vivere «occidentale»: è il tema del dominio.
Dio affida la terra all'uomo perché la domini. E l'uomo lo prende sul serio ma capendolo a modo suo, esercitando il dominio fuori dalla logica dell'amore e della reciprocità, tipica di Eden, tipica di Dio.
Il peccato dell'origine è anche la rottura dell'armonia con la natura, che con tutta la sua tragicità oggi ci appare.
Si poteva riflettere su questo fraintendimento, sulla sua storia, sulla sua ripresentazione nel tempo illuminista, industriale, consumista.
e invece...

..invece è nato un canto.
Come dev'essere, al cospetto della natura che ci riconosce e ci fa riconoscere.
Un canto tra narrazione, simbolo, poesia. Che si fa rivelazione, che sussurra all'orecchio e al cuore dell'umanità. Un canto di consegna.
Che chiede solo di essere ascoltato...


Laudato sii, o mio Signore,
per tutte le creature,
specialmente per messer Frate Sole,
per sora Luna e le Stelle:
per frate Vento e
per l'Aria, le Nuvole, il Cielo sereno ed ogni tempo
per sora Acqua,
per frate Fuoco,
per nostra Madre Terra,
la quale ci sostenta e governa e
produce diversi frutti con coloriti fiori ed erba 

Disastri ambientali, 
sfruttamento intensivo della terra,
estinzioni, 
inquinamento, 
buco dell’ozono, 
effetto serra, 
protocolli riparativi,
proteste, 
ecoterrorismo, 
mascherine di plastica, 
città sommerse da un 
irrespirabile 
grigio.

Nessuno si stupirebbe se un giorno Natura trascinasse Uomo in tribunale.
La sua è una storia triste, di sfruttamento, di indifferenza,
Eppure esiste un posto dove le cieche ansie di consumare, di guadagnare e di dominare sembrano essersi dissolte, dolcemente, sotto lo stesso sole che scalda Gubbio, che scalda Assisi, che scalda Perugia.
Per capire di cosa parliamo segui il nostro consiglio:
abbandona le coordinate, perditi in un bosco, uno qualsiasi, guardati in giro, trova l'albero più bello, puntalo, avvicinati e sieditici sotto.
Accogli l'aria che ti circonda e lascia che entri in te: dalla bocca fino ai polmoni. Togliti le scarpe, chiudi gli occhi, senti il muschio sotto i piedi, tocca con le mani la terra che ti sostiene. Senti come pulsa la terra, assieme al tuo cuore. Sei tu, e lì è la natura, poi però ti accorgi che in realtà della natura sei parte: siete un tutt'uno. Qui puoi restare quanto vuoi, ma ad un prezzo: d'ora in poi non dominerai più sul mondo come non domineresti mai su te stesso. D'ora in poi guarderai alla natura come si guarda ad una compagna, ad un’amica.
Ti alzi, il sole sta tramontando e ti è venuta fame, lì accanto c'è un cespuglio di lamponi, ne prendi qualcuno e lo mangi, puoi: è il terreno che ti sta nutrendo e tu lasciati nutrire. Ma ora sai che anche tu devi nutrire la natura.
Il rapporto che adesso c'è fra te e lei dev'essere un rapporto attivo, di scambio, di cullata simbiosi, di cura e di amore reciproco.

Questo noi lo stiamo imparando, ed abbiamo cominciato anche noi vagando per i boschi. Non dei boschi a caso, ma i boschi di Pratale, i boschi che circondano un podere in Umbria, tra le colline di Gubbio, Assisi e Perugia.
Ospiti di Etain Addey - inglese di nascita, ma ormai piena di linfa umbra, che vive fra vegetazione, animali domestici e selvatici, che accetta la precarietà, il caldo e il freddo – e che un giorno ci ha dato in mano un falcetto e ci ha detto di pulire un pascolo dai sanguinelli, piante invasive che fanno capolino dal terreno come bastoncini conficcati.

Solo nel momento in cui ci siamo punti con i rovi e sporcati le mani di terra, solo quando la natura toccandoci ci ha graffiati, ci siamo per la prima volta sentiti legati ad essa per davvero, non più importanti di un lombrico né più speciali di un passero che becchetta.

Etain si sveglia al mattino presto e dà da magiare agli asini, ai gatti e ai cani che vivono con lei. Si prepara la colazione: pane, che ha cucinato insieme a Martin e a Beniamino, marmellate e ovviamente the - dopo tutto è pur sempre inglese. Poi va a tagliare le ginestre, fa mucchietti di rami che userà per il fuoco.
Va a zappare l'orto con Martin, lascia le pecore libere di pascolare nei prati, il sole intanto prosegue nel suo quotidiano viaggio da oriente ad occidente, scalda la terra e poi lascia che si raffreddi, ed è arrivata sera: si lavora a maglia, si chiacchiera, si suona qualche canzonetta con un pianoforte sgangherato e un flauto ed infine si va a dormire.

Se ha voglia di mettere un mazzo di fiori sul comodino non ha che di raccoglierli. Niente soldi, per un vaso di margherite.

Etain ha fatto una scelta precisa nella sua vita, e azzarderemmo dire che ha trovato insieme a Martin ciò che cercava - che è felice insomma. Ciò che conta e che vogliamo sottolineare però è che per vivere risuonando delle stesse note della natura, come fa Etain ogni giorno, non è necessario allontanarsi dalla società, o rinnegare l'Uomo e il Mondo.
Tu, seduto sotto un albero, ascolta il nostro secondo consiglio: la prossima volta che sarai in una città e ti sentirai lontano dai boschi e dalla natura, ripensa a questi momenti.
Ricordali, imprimili nel tuo cuore e ti potrai rendere conto che tutto ciò che ti circonda è natura: tocca gli oggetti, cammina per le strade, che anch'esse poggiano sulla terra come fai tu. Nel tavolo su cui mangi, nella scuola in cui studi, riconosci il buon lavoro dell'uomo.
Nella squallida periferia riconoscine forse l'errore, ma non scordare che non solo il faggio, la quercia, il merlo o il tasso sono naturali, anche la casa, la ferrovia e il sentiero lo sono.

Ciò che importa sono l'equilibrio, la consapevolezza, la lungimiranza: crediamo nella capacità dell'uomo di capire qual è la strada giusta, sebbene spesso sbagli, spinto da una voglia di progresso che diventa però, troppe volte, capriccio.
E allora:

Sii tu lodato uomo !
Se sei in grado di costruire senza distruggere
di crescere senza schiacciare
di desiderare senza imporre
di vivere senza chiudere un occhio di fronte a niente
ma sii sempre vigile e attento, perché il peso dei tuoi passi sul mondo lasci orme, non solchi.

Questo è quello che ci auguriamo. E cominceremo noi comportandoci come vorremo che tutti si comportassero.